7 paure della UX che devi assolutamente conoscere

Sì, ci sono paure nel mondo dell’User Experience (UX), e se non le stai affrontando, potresti non essere realmente coinvolto in un lavoro autentico di UX. Si tratta di paure reali e profonde, non trattate di solito nei corsi, dove gli studenti vengono principalmente guidati su azioni e procedure da seguire. Queste paure emergono nella pratica e nell’esperienza reale.

Naturalmente, le “paure” variano a seconda dell’esperienza individuale. Quelle più fondamentali e critiche sono soltanto 7.

Vendere

La fase iniziale, quella più nota e spesso enfatizzata, è il mettersi in mostra. Non si tratta semplicemente di esibire quanto sia fantastico il progetto che si ha realizzato, ma di presentarlo in modo tale che le scelte siano indiscutibili. Troppo spesso si assiste a difese accanite del proprio lavoro, quando realmente sono solo motivate unicamente dal tempo investito. La vera sfida è progettare con l’obiettivo di vendere, non solo perché si ama il processo creativo.

Il vero valore del design risiede nell’abilità di trasmettere la propria essenza senza fraintendimenti, ad esempio: “Ho progettato questo modulo così perché potrebbe portare benefici all’azienda”, e non tanto “L’ho creato perché penso che agli utenti piacerebbe vedere questa immagine qui”.

Presentare un progetto non è solo mettere in mostra le proprie capacità artistiche o tecniche; è dimostrare il valore e l’utilità del design verso un’azione concreta, specifica e facile da capire, convincendo il pubblico delle scelte fatte. Questa abilità non deriva solo dall’abilità artistica, ma dall’essere in grado di vendere un’idea in modo indiscutibile, trasformando un semplice progetto in una solida proposta.

Non sapere accettare un NO

Ed ecco il secondo punto spesso trascurato ma di estrema rilevanza. È fondamentale comprendere appieno questo aspetto: non si tratta solamente di “Sapere” accettare un “NO”, ma di comprendere profondamente il “perché” di tale accettazione.

Questa sottile distinzione può influenzare drasticamente la tua autenticità nei confronti del progetto, dei clienti e dell’azienda stessa. Sì, ho menzionato l’azienda. Perché è l’azienda la prima a risentire di questo atteggiamento “poco maturo” nel non saper accettare un “NO” da qualsiasi fonte.

La risposta non sta nell’accettare passivamente o nell’essere sudditi, ma piuttosto nel guardare al di là di se stessi, nell’abilità di comprendere che entrambe le parti stanno lottando per un fine comune: il successo! È essenziale sottolineare che accettare un rifiuto non significa arrendersi, ma piuttosto cogliere l’opportunità di migliorare e avanzare verso obiettivi condivisi.

Tempo

Ah, una gran verità, non è vero? Non sembra esserci mai abbastanza tempo per tutto: la famiglia, gli amici, il benessere personale e persino i weekend liberi. E dove trova spazio l’UX in tutto questo? Il tempo si pone come un autentico nemico della User Experience. La paura di non farcela a conciliare tutto potrebbe scatenare un vero incubo personale, conosciuto come la ‘Sindrome dell’Impostore’.

Nonostante tu possa essere incredibilmente abile nel risolvere i problemi e proporre soluzioni eccellenti, se ciò richiede tempi eccessivamente lunghi, fidati, sarà considerato di maggior valore chi, pur meno competente, riesce ad essere efficace senza dilungarsi all’infinito.

L’UX è impaziente e non fa sconti a nessuno. Per generare rapidamente idee di successo, bisogna dedicare tempo, sacrificando numerosi weekend e qualsiasi altro momento a disposizione. ‘Come posso migliorare nel mio campo e crescere nell’UX?’ si lamentava uno studente, pur non mostrando la minima intenzione di sacrificare il proprio tempo libero.”

La velocità

Che dire. La stima imprecisa dei tempi di consegna è un classico errore nell’ambito lavorativo. A volte siamo noi stessi a sottostimare il tempo necessario per un compito. La velocità diventa una delle paure più temute nel mondo della UX, portando spesso a lavori affrettati e a giustificazioni del tipo “non ho avuto abbastanza tempo”, risultando in una delusione generale.

Giustificare consegne affrettate con la scusa del “non ho avuto tempo” riflette una mancanza di pianificazione e di responsabilità. Ecco il problema: la fretta non è un valido pretesto per un lavoro di scarsa qualità. La precisione nella stima dei tempi è essenziale per rispettare gli impegni e mantenere la fiducia del cliente.

Consegnare lavori in fretta ma senza la qualità richiesta è un’insoddisfazione per il cliente e per noi stessi. La stima accurata dei tempi è cruciale per mantenere la credibilità e la soddisfazione del cliente, evitando il disappunto di un lavoro mal eseguito.

Ma non tutto è così tragico, perché molte volte è il cliente o anche il datore di lavoro che non comprende appieno il concetto di tempo necessario per consegnare un lavoro che richiede decisamente molto più tempo di quanto richiesto.

La velocità richiesta dai clienti spesso non è in linea con la velocità necessaria per un lavoro accurato e di qualità. È essenziale quindi saper comunicare in maniera convincente che la velocità non deve essere l’unico parametro di valutazione dell’efficacia del lavoro svolto. Ad esempio, chiedere di completare un lavoro in un tempo irrealistico sarebbe simile a pretendere la nascita di un bambino in soli due mesi: semplicemente non è possibile!

Ed ecco che anche qui la chiave è saper vendere l’idea che la qualità richiede tempo e dedizione. È importante difendere il proprio lavoro, spiegando che la ricerca della perfezione e dell’eccellenza richiede tempo, e che una pressione eccessiva sulla velocità potrebbe compromettere il risultato finale. È essenziale assicurare che tutto venga presentato entro il tempo definito. Potrebbe non essere entro una settimana, forse richiederà due settimane, ma è fondamentale stabilire una data limite e rispettarla. È importante mantenere fede alle promesse come veri professionisti.

È necessario essere in grado di comunicare efficacemente il valore della pianificazione e del tempo necessario per un lavoro accurato. A volte, saper dire “NO” alla richiesta di velocità e sostenere la necessità di un tempo adeguato può dimostrare professionalità e dedizione al risultato finale di qualità. La capacità di argomentare in maniera persuasiva su questi punti è cruciale per proteggere l’integrità e la qualità del lavoro svolto.

Non allenarsi

BOOM! Al quinto posto, compare la peggior paura di tutte: L’ALLENAMENTO. Mai, e ribadisco mai, ho sentito qualcuno affermare di esercitarsi da casa per migliorare le proprie logiche o affrontare altre sfide dell’UX. La paura di non allenarsi è genuinamente preoccupante poiché, con le poche ore a disposizione, le scelte vengono intraprese sulla base della conoscenza accumulata fino a quel momento.

È una dinamica diversa dallo studio, attenzione. Allenarsi significa assegnarsi compiti, come ad esempio ‘Come potrei migliorare il sistema di gestione di Airbnb’, e poi pubblicare i risultati da qualche parte.

Questa mancanza di allenamento nell’ambito dell’User Experience (UX) è come tentare di guidare senza aver mai preso lezioni di guida. È cruciale non solo acquisire conoscenze teoriche ma anche metterle in pratica, sfidandosi con problemi reali e imparando dalle soluzioni.

Nell’UX, il vero valore risiede nell’azione: mettere in pratica le idee, esporre i risultati e imparare costantemente. Quindi, sfida te stesso, crea, condividi, e osserva come la pratica costante nell’UX possa trasformare la tua visione e le tue abilità in un potente strumento per un design coinvolgente e significativo.

Saper dire NO come risposta

Se in passato il nostro problema era l’incapacità di accettare un “NO”, ora ci troviamo di fronte a un ostacolo altrettanto cruciale: avere paura di non sappere dire “NO” come risposta. Nel mondo dell’User Experience, le opzioni sono estremamente limitate: è un percorso fatto di netti “Sì” o “No”. Ma l’ambiguità tra queste due risposte può generare delusioni e gettare un’ombra sul nostro lavoro.

Approfondiamo il discorso. Spesso, le richieste provenienti dai clienti o dai datori di lavoro ci mettono sotto pressione, spingendoci a riluttanti ‘NO’. Però la vera sfida risiede nell’abilità di giustificare con convinzione questa negazione. La paura di perdere il posto di lavoro o di rifiutare un incarico per motivi puramente finanziari può spingerci in situazioni in cui, a posteriori, ci domandiamo: “Perché mai ho acconsentito?”

Voglio che sappi che imparare a dire “NO” come risposta non è affatto un errore, a condizione però che sappiamo sostenere il nostro rifiuto con argomentazioni valide e convincenti. In altre parole, se ci viene richiesto di compiere un’azione che non rientra tra le nostre competenze, la sincerità è la chiave: “Non ho la competenza per elaborare un report accurato basato sui dati di mercato”. Questo atteggiamento non solo evidenzia i nostri limiti, ma ci pone in una posizione di trasparenza e professionalità.

Il non conoscere qualcosa che non rientra nei nostri interessi immediati non dovrebbe essere motivo di vergogna. In realtà, è del tutto naturale non essere a conoscenza di ogni dettaglio, specialmente se non è rilevante per il nostro futuro prossimo.

Allo stesso modo, nell’ambiente professionale, esprimere un “NO2 può diventare una mossa strategica per proteggere la qualità del nostro lavoro e delle relazioni. Ad esempio, “Al momento non posso accettare l’incarico, ma se posso inserirti nella lista d’attesa e rivalutare la situazione tra un mese” dimostra fermezza senza compromettere la nostra integrità professionale.

Rimanere in bianco

Di certo non te lo aspettavi, vero? Come ho già sottolineato in precedenza, il mondo della User Experience è permeato da numerose paure, e una delle più paralizzanti è la paura di rimanere in bianco.

Immagina di recarti da un cliente, avendo solo parzialmente studiato il suo caso e una conoscenza abbastanza solida delle regole dell’UX. Che cosa mai potrebbe richiedere un cliente che tu non sai già, giusto? Ma ecco il problema: una fiducia eccessiva in se stessi può diventare un ostacolo.

Immagina il cliente che ti pone una domanda a bruciapelo: ‘Cosa non funziona nella mia piattaforma?’, e tu, purtroppo, non hai esaminato quella specifica area. Ti ritrovi improvvisamente in un vuoto mentale, completamente impreparato. Come reagisci? La reazione più comune è quella di improvvisare. Tuttavia, il rischio è che un’eccessiva improvvisazione possa rivelare la tua inesperienza. I clienti non sono ingenui e sono in grado di cogliere tali situazioni. Una carenza di attenzione, sudore, voce tremante, nervosismo in ogni suo sfumatura, sono segnali rilevabili. E questo rappresenta solo l’inizio di un elenco di segnali evidenti.

Quindi, la risposta è semplice: non inventare, e non improvvisare se non sei certo di farlo. È sempre meglio “ammettere” la situazione e dire la “verità”: “Onestamente, avrei voluto affrontare questo aspetto insieme a voi. All’inizio, ho concentrato il mio tempo sul sito web e ho provato a registrar, ma poi mi sono reso conto che ci sono alcune lacune e volevo capire insieme a voi come usate questo strumento.

Spero sia stato utile questo articolo!

Correlati

Tags